venerdì 8 aprile 2016

Aquiloni senza funi

Aquiloni senza funi
Spudorata creatura di catene e dolore. Preda dei sogni. L’uomo le afferra un seno, lei maschera il suo volto di rabbioso dolore, allora lui stringe maggiormente e lei  cede alla sua volontà. Lui rabbioso,  le scosta le  gambe facendola sorridere dal suo taglio. Tutti i presenti devono vedere il suo essere  femmina carnale e schiava. Vuole il suo abbandono senza veli di vergogna, la vuole fiera. Lei percepisce l’aria fresca sulla pelle della vulva spalancata , si abbandona e socchiude gli occhi mentre lui la sfrega rudemente  sulla carne maleodorante.  La mano di lui agisce con sapiente perversione e tre dita entrano nella sua grotta. Lei  dal profondo della sua femminilità risale un urlo soffocato che trova sfogo attraverso le labbra, sposta i fianchi verso di lui e lascia che i suoi umori facciano il loro corso. Ma lui resta impassibile a guardarla , la mano è ferma. La guarda dritta negli occhi mentre la femmina  prende fiato, un respiro profondo quanto straziante è quella mano ferma, lo guarda senza pronunciare parola ma dicendo tutto, lui è contrariato si avvicina per baciarla e le afferra la lingua tra i denti. Abbandonata al dolore con un sibilo più simile a un rantolo che ad un lamento le sfugge, continua a guardarlo ed accenna un piccolo movimento coi fianchi attendendo la sua reazione. Tutto si muove attorno a loro , tutto è fermo, non esiste un tempo , non esiste nessuno e nulla, lui estrae le tre dita , racchiude la mano e la penetra nuovamente con rabbia. Il respiro della donna ora è più affannoso, vuole quella mano e spinge ad accoglierla incurante della tensione che sente fra le gambe, tensione di muscoli che si tendono all'inverosimile.


-    A me la tua carne puttana , a me la tua anima di bestia in calore spudoratamente offerta per il piacere osceno della mia mente perversa.
Quelle parole sortiscono in lei,  l'effetto desiderato, lacrime di perverso piacere colano inesorabili sui suoi glutei, spalanca le gambe offrendo la bestia , la puttana che brama di essere carne, urla come una cagna. Allora l’uomo entra ed affonda dentro la carne ebra di piacere alla ricerca dell'anima della tigre, la brama quale pasto per l'immortale guerriero del piacere. Lei,  cavalcando un nero destriero , galoppa verso i confini dell'irreale, attraverso fuochi dell'inferno e anime inquiete che la trasportano nel limbo dell'impossibile. Si agita e ulula al vento.


-  Ulula lupa , ulula alla tua luna e richiama il re dei licantropi che ti guidi nell'inferno dove sarai incatenata a vita !
Le carni della donna cedono, accogliendo il morso della passione, ormai fuori dal contatto reale si abbandona allo spazio infinito e si aggrappa con forza a colui che è portatore della sua esistenza libera nelle sue catene. Ora la mano si muove lentamente ma in modo costante e dolce entra nelle tenebre della lussuria , se ne bagna. E’ come una danza, un volo di aquiloni senza fune che sempre più in alto fanno brillare i loro colori, la mente di lei  si apre, il suo corpo si tende, cerca lo sguardo dell’uomo in implorante attesa di un consenso. Uno sguardo, un taglio di lama perfora i suoi occhi di femmina puttana in cerca del piacere :


-     carne puttana urla a tutti la tua essenza , schiudi la rosa e spargi il profumo del tuo peccato.


I lamenti sono il coro del suo desiderio, del loro desiderio, prende fiato, le manca il fiato, un violino suona la sua melodia, esplode come un fuoco d'artificio in una calda sera d'estate ed il suo fuoco accompagna la sua voce in un contrasto di primordiale piacere. Lui estrae la mano dal pozzo , la spalanca davanti al muso della bestia, poi lentamente la porta artigliandogli tutto il volto. 



-    Lecca il tuo siero , demone infernale dei miei sogni.
La schiava schiude le labbra e assaggia il nettare del suo peccato, ingorda del suo stesso essere e fiera di colui che sa farla volare, mentre lui  spalanca due dita ed incontra la lingua della serpe che lecca il veleno del loro amore immortale. Si droga del suo piacere e si accascia come esausto nel suo grembo.


-    Ti amo sempre di più cagna.


Lei si abbandona accanto a lui. 


-  Ti Amo è poca cosa per noi che sappiamo cosa voglia dire amore oltre l'amore.


I loro sguardi si perdono all’orizzonte ove il sole disegna una luce ambrata nella quale si perdono mille aquiloni senza funi. 


Djablo Elton & Babette Dragoone